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MULINO

 

Questo mulino, della fine dell'800, è stato ricostruito ad hoc e funzionava elettricamente. Le mole erano costituite da rulli in ferro che macinavano il grano o il mais.

L'operazione veniva eseguita seduta stante, in presenza del committente, per cui il contadino era sicuro di macinare il proprio grano, che riportava a casa sottoforma di farina per confezionare il pane o la polenta.

Lo scarto, cioè la semola, serviva per foraggiare gli animali.

 

Con la diffusione della coltura del mais, a partire dal XVIII secolo, i mulini erano divenuti dei luoghi d'incontro per i contadini che portavano a macinare la "biava" con il carro o con le gerle a spalla; nelle lunghe attese, mentre carri ed animali erano ricoverati sotto tettoie, si intrecciavano fitte relazioni.

Il mulino era di solito decentrato rispetto al centro abitato, perciò nelle sue adiacenze sorgevano spesso osterie, officine di fabbro, piccole falegnamerie e, negli ultimi tempi, le trebbiatrici, agganciate con pulegge agli ingranaggi del mulino.

 

Questo mulino subì, come molti nel dopoguerra, quelle trasformazioni che portarono, con quello cosiddetto "a cilindro", all'introduzione dell'elettricità, ottenuta non più con i salti ed in collegamento con i corsi d'acqua, giacché l'avvento dell'ENEL portò al divieto di produrre corrente in proprio. Oltre ad aver sostituito le vecchie macine coi cilindri, anche gli ingranaggi passarono dal legno al ferro.

 

 

 

 

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