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OFFICINA - FONDERIA - FABBRO

 

Ad un'estremità del grande salone del primo piano è stata ricavata una sezione in cui, con logica sequenzialità e affinità, sono stati riprodotti tre mestieri che rappresentarono in passato un importante supporto all'attività agricola: si tratta, nel caso specifico, dell'officina di un fabbro-tipo, di un maniscalco e di una fonderia, il primo ricostruito fedelmente attraverso tutte le sue attrezzature, la terza giunta al museo tale e quale, in toto.

 

L'officina del fabbro è stata integralmente riprodotta con la fucina, l'incudine, il tornio e le migliaia di attrezzi e manufatti. Solitamente, tale artigiano produceva o rifiniva oggetti legati alla casa (serrature, lucchetti, chiavi, ecc.) o parti in ferro di attrezzature dell'agricoltore (ad esempio dei carri, degli aratri, ecc.).

Un fabbro particolarmente abile, poteva anche dedicarsi all'arte della battitura del ferro, ottenendo cancellate, grate per finestre, di cui sono presenti alcuni esempi. 

 

Nella fonderia (quella in questione è l'antica fonderia Ortiga, esistita a Udine tra la fine del '700 e i primi del '900, che si era specializzata, nel corso del tempo, anche nella produzione di scritte pubblicitarie, targhe, ecc.) venivano realizzati allo stato grezzo gli oggetti metallici che servivano sia nella casa rurale che al contadino.

Il pezzo di cui si voleva ottenere la copia metallica del modello, si ricavava attraverso il metallo fuso- che dai crogioli veniva fatto colare in una prestabilita forma cava, dalla configurazione e dimensioni volute.

 

Si partiva dai modelli che potevano essere in legno, in materiali ferrosi o non ferrosi; questi ultimi venivano collocati all'interno delle staffe e intorno si serrava la terra per fonderia (impasto di sabbia silicea, agglomerante, acqua, nero minerale e correttivi) per preparare la forma.

L'operazione definita di stivatura consisteva proprio in questa operazione di riempimento e di successiva sformatura, per cui le forme venivano completate inserendovi le anime e accoppiando le staffe.

 

Quindi avveniva la colata del metallo fuso nella forma. Una volta raffreddato il metallo si procedeva alla distaffatura, ovvero estrazione del getto dalla forma. Da qui, solitamente, il pezzo allo stato grezzo passava nel laboratorio del fabbro per essere rifinito.

Il metallo veniva fatto fondere ad altissime temperature, ottenute semplicemente mediante l'ausilio di una stufa alimentata a legna o carbone. La sabbia, una volta ottenuta la copia, veniva setacciata e riutilizzata per una successiva colatura. Gli oggetti che si producevano più di consueto erano maniglie, copriserrature, chiavi, lucchetti, ecc.

 

 

 

 

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