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MATERASSAIO

 

Alla fine dell’ottocento, anche nel mondo rurale al posto del materasso riempito di bucce di mais “scussis” detto “pajon”, cominciò a farsi strada quello di lana (per l’inverno) e di crine (per l’estate).

 

Periodicamente questo materasso aveva bisogni di essere rifatto, poiché sia la lana che il crine (capelli della criniera e della coda del cavallo) tendevano a formare dei grumi, che dovevano venir sciolti con la “cardatura”, che veniva effettuata con un’apposita macchina artigianale (detta cardatrice).

Ogni tanto occorreva sostituire anche la stoffa, che normalmente era di cotone, tipicamente stampata a strisce più o meno marcate, di vari colori, dal grigio al marrone al rosso. 

 

L’attrezzatura del materassaio, che andava di casa in casa e, se il tempo lo permetteva, lavorava in cortile per meglio arieggiare il contenuto, era molto semplice: due cavalletti in legno, un pianale in legno della dimensione media dei materassi (180x80 e/o 180x160 se matrimoniali), cardatrice, gomitoli di spago e aghi grossi per cucire e trapuntare.

 

La trapuntatura consisteva, una volta rifatto il materasso, di infilare uno spago attraverso il materasso a distanze regolari di circa 20 cm, lo spago veniva fissato da entrambe le parti con un pezzo di stoffa.

 

L’operazione impediva che la lana od il crine si spostassero da una parte o dall’altra del materasso durante l’uso, cosa che avveniva spesso nel “pajon” che doveva quindi venir assestato giornalmente, attraverso un lembo lasciato aperto (a mo’ di sacco). Quasi sempre il materassaio era anche tappezziere.

 

 

 

 

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