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Prefazione
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PUBBLICAZIONI
MOSTRA BACO DA SETA
PREFAZIONE
Grazie al nuovo direttore, quest’anno abbiamo
potuto realizzare diverse mostre, con il contributo della Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia, al fine di valorizzare i reperti dei
vari settori che abbiamo collezionato negli ultimi trent'anni e farli
conoscere al pubblico anche grazie ad una opportuna pubblicità sui
social.
Questo catalogo illustra la mostra Il baco da seta che tanta parte ha
avuto fin dal '700 nel mondo agricolo e industriale della Contea di
Gorizia e Gradisca, di cui Aiello e la Bassa friulana facevano parte, e
che ora costituisce un documentato ricordo degli attrezzi che servivano
all’allevamento.
Rammento che in gioventù ho assistito fisicamente
a tutte le fasi che le aziende agricole, ed in particolar modo le donne,
dedicavano a questa coltura che costituiva il primo reddito dell’annata
agraria. Ricordo che qui ad Aiello, verso Cavenzano, vi era
l’essiccatoio bozzoli ove confluiva tutto il prodotto per essere poi
essiccato. Tale attività dava lavoro alle giovani donne che vi
affluivano volentieri per realizzare il gruzzolo con il quale preparare
la dote.
Sono certo che la mostra interesserà ed emozionerà tutte le persone
anziane, suscitando ricordi mai dimenticati.
Il presidente
Avv. Michele Formentini
Introduzioni
Il Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale, fin dalla sua
inaugurazione nel marzo 1992, ha dedicato un settore al baco da seta.
Per me, che avevo 25 anni, studiavo giurisprudenza e venivo dalla città,
era un mondo magico e sconosciuto. Scoprire che per fare la cravatta o
la pochette di seta che indossavo serviva allevare dei bruchi, far
mangiare loro foglie di gelso, aspettare che i bachi facessero il
bozzolo, impedire che dopo subita la metamorfosi uscissero dal bozzolo
bucandolo irrimediabilmente, ottenere da ogni singolo bozzolo un filo e
quindi... era pressoché incredibile.
Molti anni dopo, poco più di venti, mentre mio figlio era all’asilo, gli
diedero dei bachi che tenemmo in casa per un mesetto, nutrendoli e
vedendo dal vivo la creazione dei bozzoli. Certamente non ottenemmo il
filo di seta, ma servì a vedere ciò che generazioni di persone avevano
potuto osservare nelle campagne del Goriziano per secoli.
Nel 2015 l'ERSA volle valorizzare ciò che l’Istituto bacologico, di cui
è erede, aveva fatto: con mostre al Museo della Moda e delle Arti
applicate in Borgo Castello a Gorizia, con la presentazione del ricco
patrimonio librario della
biblioteca ERSA dedicato alla gelsicoltura e bachicoltura, con l’avvio
di un impianto pilota dimostrativo presso le fattorie didattiche
aderenti al progetto denominato “Il baco in fattoria”.
Un progetto triennale sfociato in collaborazioni,
pubblicazioni e stimoli. Un filo di seta, direi parafrasando il titolo
di un articolo, che dal passato ha aperto uno sguardo verso il futuro.
Il futuro è oggi, 2025, anno in cui abbiamo pensato di raccontare la
gelsicoltura e la bachicoltura qui ad Aiello, grazie alla disponibilità
del direttore generale dell’ERSA, Mauro Giovanni Viti, della Biblioteca,
delle sue collaboratrici.
Come scrive Ofelia Guadagnino in Tracce dell
attività serica in Italia, in una pubblicazione della Federazione
Italiana delle Associazioni e Club Unesco, «non è ben noto quando la
sericoltura ebbe inizio nel Friuli Venezia Giulia, tuttavia si può
affermare con tutta sicurezza che fosse presente già nel XV secolo,
poiché nel 1505 furono inviati messi a Venezia, alla quale si vendevano
solamente i bozzoli, per scongiurare la revoca del preannunziato dazio
sulla seta. Nella metà del secolo XVI nelle contee di Gorizia e
Gradisca, si cominciò non solo ad impiantare alberi di gelso e ad
allevare il filugello, ma anche ad avviare la nobile arte di trarre e
torcere seta. Nel goriziano, nel corso dei secoli, la sericoltura
acquistò sempre maggiore importanza per la sussistenza delle economie
familiari e per la nascente industrializzazione del territorio. A
Gorizia nel Settecento il settore serico ebbe un intenso sviluppo grazie
alla politica
mercantilistica dei sovrani austriaci e alle mutate condizioni
economiche, in quanto il Governo austriaco vedeva nel commercio delle
sete la possibilità di alti introiti di denaro estero».
Nel 1780 la contea di Gorizia e Gradisca contava un patrimonio di circa
180 mila gelsi, anche grazie alle riforme economiche volute da Maria
Teresa d’Austria - ricorda Geneviève Porpora (Club Unesco Udine). Le
filande ottocentesche per la produzione della seta, che davano lavoro,
soprattutto alle donne, furono il completamento industriale di una
tradizione che partiva dall’allevamento del baco da seta nelle famiglie
contadine, e che permetteva loro di arrotondare le entrate derivanti dai
raccolti. E con la bachicoltura altrettanto importante, anzi
indispensabile, era la presenza dei gelsi, le cui foglie erano e sono
l’unico nutrimento per i bachi e per ottenere una seta di qualità.
In questo catalogo potrete scoprire la nascita e l'evoluzione della
sericoltura che, nella seconda metà del '900, con l’avvento delle fibre
sintetiche gradualmente fini.
Il direttore
Stefano Cosma
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Pag. 5
Pag. 7
Pag. 8
Pag. 15
Pag. 25
Pag. 31
Pag. 37
Pag. 49
Pag. 53
Pag. 57
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Prefazione
Introduzione
Capitolo 1
La coltura del gelso nel territorio goriziano e gradiscano
Capitolo 2
Malattie e cure del gelso
Il sicuro prosperare dei bachi
Capitolo 3
Donne e “cavalieri” Il rito della bachicoltura familiare
I Cavalìrs (i bachi da seta)
L’unico confacente alimento
La sospirata raccolta della “galletta”
Capitolo 4
La malattia del baco da seta
Le cure del kaiserl. königl. seidenbau-versuchsstation in Görz La
dominante malattia de’filugelli
Capitolo 5
Donne in Filanda
L’esempio del filatoio di Farra
II lavoro meccanizzato della filanda
Le proteste operaie in filatoio: l’esempio di San Vito al Tagliamento La
nuova tecnologia: dalle filande a fuoco diretto alla filanda a vapore La
macchina per trattura “Santorini”, architetto di Spilimbergo La
produzione del seme-bachi
Gli essiccatoi, Cormòns e Brazzano, Caneva, Straccis (Gorizia)
La filanda di Maniago, Codroipo, Filande a Palmanova Il filatoio di
Neusalz (Novi Sad)
Dignano d’Istria nel litorale triestino: la filanda Sotto Corona,
Bertiolo
Capitolo 6
La biblioteca dell’ERSA
Capitolo 7
La collezione del Museo
Fonti, Bibliografìa |