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Il Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale di Aiello del Friuli, custodisce, oltre ad un'ampia ed articolata serie di reperti relativi all'agricoltura dal 1500 al 1918, anche un numero rilevante di oggetti appartenenti ad artigiani operanti, a suo tempo, nell'ambito territoriale della Contea di Gorizia e Gradisca.

Di questi ultimi sono state ricostruite ben trentasei botteghe, con gli attrezzi usati nel periodo considerato (1500-1918) tra i quali prevalgono quelli ottocenteschi in quanto tramandati, per varie generazioni, da padre in figlio e poi donati al Museo, affinché venissero conservati a futura memoria dei loro progenitori, da parte degli eredi dediti ormai ad altre attività. Molti mestieri sono cessati per l'incalzare della tecnologia, talché quello che l'artigiano creava pezzo per pezzo, ora viene fabbricato in serie da industrie specializzate. Altri mestieri continuano, ma con mezzi tecnologici e sistemi diversi, per cui tutti gli attrezzi che venivano usati fino al 1918, sono diventati "pezzi da museo". E' interessante, per questi, vedere il cambiamento tra il passato ed il presente, talché lo stesso mestiere appare irriconoscibile.

 

La pubblicazione è stata intitolata "Arti e Mestieri", secondo il dizionario della lingua italiana (Donati e Oli - Ed. 2001 - Le Monnier - Firenze) "l'arte (in antico) individuava le attività manuali dell'uomo, cioè i mestieri che richiedono pratica manuale. Ciascuna delle organizzazioni dirette, specialmente, nel Medioevo, alla tutela degli interessi economici, politici e sociali di letterati, artigiani, mercanti o lavoratori (dal latino ars-artis). I mestieri indicano un 'attività specifica, di carattere manuale, appresa per lo più con la pratica ed esercitata quotidianamente a scopo di guadagno. Talvolta contrapposto ad arte o a professione".

Fatte queste premesse, passiamo ora a trattare di ogni singolo mestiere, alcuni saranno illustrati con riproduzioni di stampe originali dei secoli passati. Notizia curiosa è che dopo la metà dell'800, con il sorgere delle prime industrie, alcuni cittadini goriziani abbienti si misero a collezionare ogni sorta di oggetti dell'artigianato locale, come riferisce Ranieri Mario Cossar, nella sua "Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia" - 1948.


Tra questi collezionisti cita il Formentini (Giuseppe Floriano), nonno di chi scrive. Purtroppo questa raccolta andò dispersa durante la prima guerra mondiale e corsi e ricorsi della storia, il nipote, collezionista anche lui, riprese l'iniziativa con il Museo di Aiello, dove si possono trovare analoghi reperti. Secondo il Cossar (opera citata) Giuseppe Floriano Formentini, fu autore di numerose pubblicazioni sulla storia di Gorizia, da lui ampiamente citate.


La presente pubblicazione è dedicata soprattutto ai giovani delle scuole elementari e medie che visitano il Museo e che trovano questi oggetti "misteriosi", mentre per i loro nonni e bisnonni, quasi tutti dediti all'agricoltura ed all'artigianato, erano gli strumenti del loro faticoso lavoro.
 

IL PRESIDENTE
Avv. Michele Formentini

 

 

 

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